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Nuovo jRPG finito, nuova recensione, ecco quindi a voi la recensione di  Tales of the Abyss.

 

Tales of the Abyss, è l’ottavo capitolo dell’omonima saga, uscito su PS2 nel 2005 in Giappone e nel 2006 negli States. È uno dei capitoli più amati dal pubblico, nonché il primo ad offrire un’esperienza interamente in 3D, dall’esplorazione al BS (Symphonia non fa propriamente testo perché sebbene il campo di battaglia fosse in 3D, si combatte ancora con un rigido schema 2D “multilinea”). Ma, andiamo a scoprire se il gioco è davvero il “capolavoro” che si osanna.

Il destino è scritto nella mediocrità
Il gioco ci mette nei panni del giovane Luke fon Fabre, figlio di un nobile, nonché nipote del re del Regno di Kimlasca-Lanvaldear. La sua vita procede noiosa e senza eventi particolari, finché una misteriosa ragazza non cerca di assassinare il suo istruttore. Accade però un imprevisto e Luke, assieme all’assalitrice si ritrova catapultato dall’altra parte del globo, cosa che lo costringe a cooperare per risolvere la situazione. Da qui, nonostante il gioco presenti un’iniziale sequela di eventi interessante e ben studiata, comincia la caduta nell’abisso della mediocrità. Colpi di scena telefonatissimi e a volte per nulla necessari, lunghe fasi morte ed inconcludenti della trama, backtracking a go-go. Nemmeno il cast brilla per originalità o caratterizzazione. Contando tutti i personaggi presenti è triste notare come solo un personaggio venga decentemente caratterizzato sia a livello delle azioni che compie nella trama, sia a livello di background. Tutto l’universo di gioco viene approfondito ulteriormente dalla presenza delle Skit, i classici dialoghi tra personaggi che trattano i più disparati argomenti in base alle varie situazioni. Come sempre ne troviamo di interessanti e di ironiche, il problema è che spesso, nella loro totale demenzialità, alcune skit riescano ad essere più interessanti della trama in se.

La faccia da culo di Luke fon Fabre

L'intelligentissimo, sveglissimo ed affascinante protagonista... Si, sono ironico

Tales of, nel bene (tanto) e nel male (poco, ma fin troppo grande)
Come ogni gioco della serie, anche TotA offre la sua versione del LMBS, ribattezzato per l’occasione “Flex Range Linear Motion Battle System”. Il funzionamento di base del BS è sempre lo stesso ma il tutto viene condito con numerosi elementi volti ad aggiungere strategia allo scontro. Sto parlando dei “Field of Fonons”, dei raggruppamenti elementali di “Fonons” (Mana, in poche parole) che permetteranno ai personaggi di eseguire Artes differenti se sfruttati a dovere. Il tutto viene arricchito da un sistema di skill secondarie chiamate “AD Skills” e da un sistema di combinazione delle “Fonons Chambers” con le varie Arts per dotarle di effetti secondari (costo in TP ridotto, possibilità di rubare oggetti, aumentare il tempo di stordimento, ecc…). Tuttavia, un ultimo elemento aggiunto dai programmatori non fa che rovinare totalmente tutta questa armonia di elementi (che credetemi, funzionano davvero bene), rendendoli praticamente inutili. Sto parlando dell’inserimento della “Free Run”, la possibilità di correre liberamente sul campo di battaglia per evitare colpi nemici, aggirarli e così via. Perché una feature come questa impatta negativamente il BS? Semplice, perché rende “inutile” la necessità di combattere strategicamente (le vecchie “mosse come Guard, Magic Guard, Backstep ed Advance Guard ci sono ancora) o la necessità di saper sfruttare a dovere le varie possibilità che la situazione ci offre, in quanto ci basta correre dietro al nemico, colpirlo con una serie di combo, spostarci, ripetere.
Il resto è classica “roba Tales”. Gestione dei menu, della strategia e degli equipaggiamenti sempre identica, con la differenza che questa volta è stato aggiunto un sistema per sviluppare in maniera specifica i personaggi, attraverso i “Capacity Cores”, delle pietre che conferiranno dei bonus a determinate statistiche ad ogni level up. Starà a noi decidere se utilizzarli per potenziare ulteriormente i punti forti dei singoli personaggi o se utilizzarli per rimediare alle loro debolezze.
Anche l’esplorazione è rimasta inalterata. Ci sposteremo su un’enorme World Map, esplorando città e dungeon, accompagnati come sempre dal fido Sorcerer’s Ring, che ci aiuterà nella soluzione di enigmi e quant’altro.

Immagine del BS

Yep. Stessa storia, stesso posto, stesso BS... No, aspè...

Il Ballo del Robot (bello ma scattoso)
Graficamente, Tales of the Abyss è molto bello da vedere. Il motore grafico è solido, offrendo personaggi che rispettano piuttosto fedelmente i loro artwork ed una direzione artistica (specialmente nei dungeon) ben curata. lLenorme quantità di effetti speciali presente durante gli scontri viene gestita al meglio, non facendo scricchiolare il cuore della nostra amata PS2. Il tutto viene coronato da splendide cutscene animate. Quest’enorme ben di Dio ha però un prezzo non irrilevante: tempi di caricamento biblici e pesanti rallentamenti durante l’esplorazione della World Map. Tales of the Abyss è probabilmente il videogame con i peggiori tempi di caricamento che io abbia mai visto su PS2. Questi non fanno che pesare ulteriormente sul “godimento” della già scarsa trama, prolungandola ancora di più a causa diella loro mancata ottimizzazione. Ed i rallentamenti sulla World Map, spingeranno il giocatore a desiderare una pallottola nelle parti intime piuttosto che fare per l’ennesima volta andata e ritorno tra Daath e Baticul solamente per scambiare 3-4 linee di dialogo tra 2 NPC.

Meaning of Sound
Fortunatamente (per lui), TotA si difende bene per quanto concerne l’aspetto sonoro. Il titolo offre una buona OST, che, attraverso brani particolarmente interessanti e ben studiati accompagna il gioco, assieme ad un doppiaggio inglese di pregevole fattura. Gli unici nei riguardano alcuni “accoppiamenti” brano/scena ed alcune lievissime “stonature” nel doppiaggio sparse qui e la, ma nulla che possa intaccare in maniera grave la qualità complessiva del comparto audio.

Mystic Arte: Radiant Howl

"Ha un'aura potentissima!"

 

Ore? Troppe. Semplicemente troppe.
TotA è un gioco “fin troppo lungo”. Per completarlo ho impiegato poco meno di 55 ore. Molte persone penseranno che si tratta di un ottimo risultato, ma in realtà non è così. È un brutto risultato. TotA è un gioco che trasmette poco ed impiega troppo a farlo, non solo per colpa dei tempi di caricamento (avesse offerto una trama ottima avrei chiuso un occhio al riguardo durante questo paragrafo), ma anche grazie ad una diluizione della trama fin troppo esasperante il monte ore lievita assurdamente (seriamente, con un minimo di testa, il tutto si sarebbe potuto riassumere in 30 ore). Va sottolineato che però il gioco presenta il potenziale per almeno una seconda partita (alcuni elementi di trama e/o gameplay saranno disponibili solamente durante un secondo giro), cosa che non potrà che far contente le persone a cui il gioco è piaciuto.

Il numero 8 è maledetto?
È il secondo caso nella mia lunga(?) carriera di giocatore di jRPG in cui l’ottavo episodio di una saga di videogames si rivela deludente. Fortunatamente, TotA non è deludente come un certo jRPG già discusso in queste pagine, ma non riesce nemmeno a distinguersi dalla massa di jRPG mediocri che popolano le nostre console. Davvero un peccato, perché da un gioco così osannato mi aspettavo parecchio, ma mi son trovato davanti non dico una montagna di ***** fumante (vabbò, restando in tema Tales, quel posto se lo terrà Tales of Destiny 2 a vita), ma poco ci manca.

TRAMA: 5.5
GAMEPLAY: 6
GRAFICA: 7.5
SONORO: 8
LONGEVITA’: 6.5

VOTO COMPLESSIVO: 6

PRO:
-BS con forti elementi strategici…
-OST
-Guy

CONTRO:
-… Rovinato dalla Free Run
-Trama e Cast
-Tempi di caricamento
-Longevità mal gestita

 

That’s all folks!

Nerdamente Vostro,

Zio Name